By Emilio Della Bruna & Pasquale Lomonaco 

Troppo spesso le aziende ritardano il pagamento ben oltre i termini concordati con i loro fornitori, creando problemi di liquidità soprattutto per le imprese più piccole. Per limitare questo fenomeno, nel 2023 sono state proposte diverse modifiche alla Direttiva UE sui termini di pagamento, poi accantonate a causa dell'opposizione delle imprese stesse. Tuttavia, sebbene il nuovo regolamento non sia stato approvato, ha messo in evidenza la necessità di affrontare determinati problemi.

In questo articolo, daremo una panoramica delle disposizioni della Direttiva e delle riforme proposte, elencando i motivi per cui le aziende dovrebbero adottare misure atte a migliorare le loro pratiche di pagamento.

Cosa include l'attuale direttiva UE sui termini di pagamento

La Direttiva europea sui termini di pagamento (Direttiva 2011/7/EU) è stata introdotta il 16 febbraio 2011, con l'obiettivo primario di contrastare i ritardi nei pagamenti nelle transazioni commerciali e di accelerare i pagamenti delle fatture nelle transazioni tra aziende all'interno dell'Unione Europea.

Questa direttiva ha rappresentato un aggiornamento significativo rispetto alla precedente Direttiva 2000/35/EC, che mirava anch'essa a contrastare i ritardi nei pagamenti, ma che non aveva avuto l’impatto sperato. Purtroppo ritardare il pagamento delle fatture è una pratica radicata storicamente in tutti i paesi dell’Unione Europea ed è considerata un ostacolo importante alla crescita delle imprese, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI), che sono più vulnerabili a problemi di liquidità.

La direttiva si applica a tutte le transazioni commerciali tra imprese (Business-to-Business - B2B) e tra imprese e autorità pubbliche (Business-to-Government - B2G) all'interno dell'UE.

Le principali disposizioni della direttiva sono le seguenti:

  1. I termini di pagamento per le autorità pubbliche impongono pagamenti di beni e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in circostanze eccezionali, entro 60 giorni;
     
  2. I termini di pagamento per imprese private non devono superare i 60 giorni, a meno che non sia stato espressamente concordato e a condizione che non sia una condizione fortemente ingiusta per nessuna delle parti coinvolte;
     
  3. In caso di ritardo nel pagamento, il creditore ha diritto agli interessi sull'importo non pagato, con un interesse legale di almeno l'8% superiore al tasso di riferimento della Banca Centrale Europea;
     
  4. I creditori hanno diritto a un compenso minimo fisso di 40 euro per le spese di recupero crediti, con la possibilità di richiedere costi aggiuntivi se questo non copre tutte le spese sostenute;
     
  5. I Paesi dell'UE possono mantenere o introdurre leggi e regolamenti più favorevoli al creditore rispetto alle disposizioni della direttiva;
     
  6. La direttiva vieta clausole e pratiche gravemente inique per il creditore, come ad esempio la negazione del diritto di addebitare gli interessi di mora o di recuperare i costi sostenuti a causa dei ritardi di pagamento.

L'obiettivo principale della direttiva è quello di creare un ambiente commerciale più stabile, consentendo alle imprese, in particolare alle PMI, di fare affidamento sulla puntualità dei pagamenti per mantenere sostenibile il flusso di cassa e le operazioni commerciali. Sebbene la direttiva abbia apportato cambiamenti positivi in alcune aree, rimangono molte sfide, la cui risoluzione è stato il tema principale che ha portato a discussioni su potenziali riforme.

Qual era la riforma proposta per il 2023?

Nel 2023, la Commissione europea ha proposto una revisione della direttiva sui termini di pagamento attraverso l’introduzione di un regolamento mirato a limitare situazioni di ritardo nei pagamenti.

Un aspetto fondamentale del regolamento proposto era la riduzione dei termini massimi di pagamento a 30 giorni per tutte le transazioni commerciali, eliminando di fatto la possibilità di estenderlo, nemmeno se di comune accordo tra le parti. L'obiettivo era quello di proteggere le imprese più piccole dallo squilibrio di potere che spesso consente alle imprese più grandi di imporre termini di pagamento maggiori. Il regolamento proposto avrebbe anche:

  • Mantenuto eventuali termini di pagamento più brevi previsti dalle normative dei singoli Paesi
     
  • Ridotto a 30 giorni il termine massimo di pagamento nei settori tecnologico e agroalimentare per fornire una protezione speciale contro pratiche commerciali sleali
     
  • Eliminato termini di pagamento maggiori per gli enti pubblici che forniscono servizi sanitari e per le autorità pubbliche, imponendo un termine di pagamento di 30 giorni

Tuttavia, la proposta di introduzione di questo nuovo regolamento ha incontrato una forte opposizione da parte di varie parti interessate, a partire dalle grandi imprese, che hanno sostenuto che le norme più severe sarebbero state difficili da attuare e avrebbero potuto interrompere accordi già esistenti nella catena di approvvigionamento. Si temeva inoltre che la riforma potesse portare a conseguenze indesiderate, come il trasferimento da parte di imprese più grandi dei costi associati a termini di pagamento più brevi sui loro fornitori o l'aumento dei prezzi.

La Commissione europea ha deciso di bocciare la proposta alla fine del 2023, riconoscendo la necessità di trovare un approccio più equilibrato.

Quindi resta tutto immutato? I piani per il futuro

Sebbene la modifica proposta nel 2023 sia stata abbandonata, le questioni che intendeva affrontare rimangono.

La riduzione dei termini di pagamento ha in genere un impatto minimo sulle posizioni di cassa delle grandi imprese nel medio e lungo termine, in quanto esse dispongono tipicamente di notevoli riserve finanziarie e di un maggiore accesso al credito. Tuttavia, per le PMI i termini di pagamento possono essere determinanti.

Termini di pagamento più rigidi possono aiutarle a liberare flussi di cassa per investire nella crescita e promuovere l'innovazione. Inoltre, pagamenti più rapidi e costanti facilitano le relazioni con i fornitori, portando a una cooperazione maggiore, a condizioni generali di fornitura migliori, dovute anche ad una reputazione sul mercato più solida.

Nel lungo termine, questi cambiamenti favorirebbero un ambiente imprenditoriale più sostenibile che facilita lo sviluppo di start-up, spin-off e attività satellite. Un settore di PMI più sano favorisce l'occupazione e un'economia locale più solida, rafforzando la catena di approvvigionamento nel suo complesso.

Quindi, a prescindere dall'entrata in vigore o meno di nuove normative, ci sono alcune azioni che le aziende dovrebbero intraprendere per migliorare il proprio capitale circolante:

  1. Proteggere e supportare quel tessuto di PMI presenti sul territorio, attraverso il rispetto di termini di pagamento che consentano loro di reinvestire la liquidità nella crescita.
     
  2. Mantenere un‘attenta gestione dei termini di pagamento con i principali fornitori.
     
  3. Tenere alta l’attenzione su nuove e imminenti normative locali sui termini di pagamento, adattando le pratiche aziendali di conseguenza.
     

Sebbene la riforma della Direttiva UE sui termini di pagamento non sia stata attuata, i ritardi nei pagamento rimangono un problema significativo per molte azeinde aziende, sia dal punto di vista operativo che da quello della sostenibilità. A tal fine, la nostra raccomandazione è di essere proattivi nel prevedere simili proposte e farsi trovare pronti. Abbiamo identificato alcune sfide da tenere a mente per qualsiasi azienda che desidera mantenere una gestione dei flussi di cassa solida e sostenibile nel lungo termine:

  1. Impatto sul bilancio di termini di pagamento più brevi per i clienti: Termini di pagamento più brevi possono aumentare le passività correnti dei clienti, spingendoli ad allocare più rapidamente la liquidità per soddisfare gli obblighi di pagamento, con conseguente riduzione della liquidità disponibile. Ciò può costringere le aziende a ricorrere a finanziamenti a breve termine o a modificare i propri budget operativi per mantenere un capitale circolante sufficiente. Di conseguenza, se da un lato termini di pagamento più brevi possono avvantaggiare i fornitori migliorando il proprio flusso di cassa, dall'altro possono mettere a dura prova la flessibilità finanziaria e la liquidità delle aziende clienti, inducendole potenzialmente a un approccio più cauto alla spesa e agli investimenti.
     
  2. Rischio di relazioni commerciali meno stabili: L'applicazione di sanzioni, come l'addebito di interessi di mora, può mettere a dura prova i rapporti commerciali. Anche se la direttiva lo consente, in realtà i fornitori possono essere riluttanti a prendere una posizione rigorosa sui ritardi nei pagamento per paura di perdere clienti.
     
  3. Inflessibilità nei termini di pagamento / riduzione della flessibilità negoziale: Le norme della direttiva sui termini di pagamento possono ridurre la flessibilità nelle trattative commerciali. In alcuni casi, le imprese possono preferire termini di pagamento più lunghi nell'ambito di un accordo commerciale più ampio, ma la direttiva limita questa flessibilità, incidendo potenzialmente sulla loro capacità di utilizzarli come strumento di negoziazione per ottenere condizioni contrattuali favorevoli.

L'adozione di misure proattive per migliorare le pratiche di pagamento può proteggere la vostra azienda da potenziali cambiamenti normativi futuri e proteggere la vostra catena di approvvigionamento nel lungo termine.