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Outsourcing: riduzione dei costi e non solo
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- Analisi
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L'outsourcing sta abbandonando un'ottica di riduzione dei costi per incentrarsi sulla possibilità per le imprese di avere un migliore accesso al talento e favorire la flessibilità dell'offerta di servizi e di prodotti.
Si stima che rappresenti un mercato globale di valore superiore a 600 miliardi di dollari l'anno che ormai comprende quasi ogni aspetto dei servizi, della supply chain e della produzione.
Tuttavia, le priorità stanno cambiando e la diffusione sempre maggiore del near-shoring o dell'on-shoring fa emergere nuovi trend in molti progetti di esternalizzazione degli approvigionamenti.
Cambiamento dei driver aziendali
I risparmi sui costi non costituiscono più la ragione principale di questa pratica. Secondo uno studio della Duke University condotto in collaborazione con la International Association of Outsourcing Professionals (IAOP), quattro quinti (80%) dei clienti esternalizzano per migliorare la performance del proprio business e il modello operativo complessivo.
Oggi il valore dell'esternalizzazione non viene misurato tanto in termini di risparmi ma piuttosto in base al contributo che può apportare alla crescita strategica, permettendo un rapido accesso al talento, una maggiore agilità e una miglior qualità dei servizi forniti.
I seguenti driver sono sempre più determinanti nella decisione di esternalizzare:
1. Agilità
La capacità di reagire rapidamente ai nuovi requisiti dei clienti, alle nuove opportunità di mercato e alle variazioni delle condizioni dei mercati. Avendo accesso a un pool più ampio di risorse e talenti esterni, le aziende possono decidere di aumentare o diminuire in maniera flessibile le risorse impiegate in base alla domanda.
2. Investimento
Spesso è meglio ricorrere a un prestatore di servizi che ha investito per disporre dei migliori strumenti, sistemi, processi e talenti disponibili piuttosto che investire e sviluppare internamente delle versioni più scadenti.
3. Velocità
Grazie all'esternalizzazione degli approvigionamenti è possibile aumentare significativamente le capacità in tempi più rapidi.
Più vicino a casa
Il “near-shoring” sta prendendo piede nei mercati del lavoro caratterizzati da alti costi e da un'elevata concentrazione di talenti, mentre l'outsourcing si sta spostando verso attività più strategiche rispetto a quelle commerciali.
Prendiamo l'esempio dell'IT. L'idea che sia preferibile scegliere il prodotto più economico sta già perdendo terreno negli Stati Uniti e in altre economie sviluppate nelle quali la qualità sta diventando di nuovo l'elemento distintivo cruciale.
Gli Stati Uniti sono considerati la regione migliore al mondo in cui espandere l'IT, come mostra una ricerca dell'IAOP, e nei prossimi due anni è prevista l'apertura di altri centri servizi. Mentre molte operazioni informatiche di routine diventano automatizzate, il pool di manodopera globale disponibile nel settore dell'IT continuerà a restringersi e la richiesta di individui altamente specializzati aumenterà.
Questo riduce ulteriormente la possibilità di esternalizzare questi compiti in mercati del lavoro con costi significativamente più bassi. In realtà, i contratti per l'esternalizzazione dell'IT sono calati addirittura del 20% dal 2011 al 2012 e, secondo un recente rapporto di Gartner, l'approvigionamento esterno dei servizi IT all'estero calerà almeno del 15% entro la fine del 2016.
A fronte di un calo all'estero, si constata invece una diffusione del near-shoring e dell'in-sourcing (ossia prestatori di servizi esterni che operano presso la sede del cliente). Le aziende prediligono una soluzione più personalizzata per i loro progetti strategici, i cui benefici aggiunti consistono in una migliore integrazione nella loro cultura aziendale e in un miglior allineamento con la service proposition del cliente.
Nel settore dei servizi finanziari, le organizzazioni stanno promuovendo attivamente l'on-shoring come strategia di elezione per differenziare positivamente la propria offerta di servizi alla clientela.
Pertanto, le aziende sono alla ricerca di soluzioni di outsourcing in luoghi vicini, dove sia possibile contenere i costi ma anche reperire talenti di alta qualità e dove esistano meno barriere logistiche, culturali e linguistiche.
Lotta per i talenti
Le aziende clienti sono sempre più in concorrenza diretta con i prestatori di servizi di outsourcing per accaparrarsi i migliori talenti, ma faticano a offrire le stesse condizioni lavorative flessibili e le opportunità di carriera desiderate.
Questa tendenza è amplificata poiché il lavoro esternalizzato sta abbandonando lo spazio commerciale e non strategico, per raggiungere mansioni strategiche a maggior valore aggiunto che richiedono professionisti altamente specializzati. Questo può far sì che le aziende abbiano difficoltà ad assumere lavoratori permanenti a tempo pieno per ricoprire ruoli critici, in particolare per i ruoli che necessitano di competenze tecniche specialistiche già molto richieste.
Outsourcing di intere funzioni
L'outsourcing ha assimilato gradualmente funzioni sempre più complesse e strategiche, nonché molte funzioni che forniscono competenze a livello di settori, processi, vigilanza normativa o ruoli professionali. Lo scorso anno, soltanto il mercato del BPO è cresciuto del 12%.
Negli Stati Uniti i servizi esternalizzati per la prima volta o prorogati ammontano a un totale annuo di 1 miliardo di dollari. Un'indagine di HfS ha previsto che il mercato dei servizi BPO crescerà ad un tasso di crescita annua cumulato del 6% fino al 2017.
I servizi finanziari/contabili e le risorse umane rappresentano gli ambiti di approvigionamento esterno in più rapida crescita mentre i clienti esistenti espandono il proprio ambito di attività e i propri servizi. Si prevede anche una crescita sostenuta dei mercati del procurement e del CRM perché i clienti puntano ad accelerare la trasformazione della base di costo e ad accedere a servizi a maggior valore aggiunto collegati ai social media e all'analisi aziendale. Lo studio ha, inoltre, dimostrato:
Outsourcing e medie imprese
Il mercato del BPO è maturato e i modelli di service delivery si sono sviluppati, quindi le organizzazioni più piccole ora riescono spesso a trarre maggiori vantaggi da questa pratica rispetto a quelle di più grandi dimensioni.
Le economie di scala non sono il business driver principale delle piccole aziende; il loro obiettivo consiste piuttosto nell'importare rapidamente l'esperienza funzionale da un network di prestatori di servizi best in class.
Per alcuni l'incertezza relativa ai tempi e ai costi necessari per raggiungere l'eccellenza funzionale da soli è troppo elevata e il rischio di un fallimento è eccessivo. Acquistando i servizi richiesti, si ha una maggior probabilità di aumentare rapidamente le competenze e ovviare alle difficoltà legate alla competizione per aggiudicarsi i talenti specializzati senza dover ricorrere a preziosi investimenti di capitale che altrimenti potrebbero essere destinati a progetti per stimolare la crescita del core business.
Secondo uno studio condotto da HfS e dalla London School of Economics, su 277 aziende che praticano l'outsourcing oltre i due terzi (73%) delle medie imprese sostengono di voler espandere i propri processi di business offshore nei 18-36 mesi successivi. Lo stesso dato si attestava solo al 55% l'anno precedente.
Di contro, solo il 41% delle aziende più grandi ha in programma di espandere il trasferimento all'estero dei propri processi aziendali nello stesso periodo, una percentuale in calo rispetto al 52% dell'anno precedente.
Sembra anche che le organizzazioni più piccole trovino il percorso di affidarsi ad un approvigionamento esterno più utile ed efficace. Il 63% dei buyer di fascia media sostiene che le proprie iniziative in questo campo abbiano avuto molto successo nella riduzione dei costi. La percentuale è pari solo al 44% per le grandi aziende.