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Il futuro del procurement è la collaborazione
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- Analisi
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Joe Bakowski, Procurement e Supplier Management Director presso Metro Bank, e Michael Whitby, Group Sourcing Director di Lloyds Bank, sono convinti che le istituzioni finanziarie debbano unire le forze per operare in maniera più efficiente.
Il mantra “bisogna pensare come una start-up” viene spesso ripetuto da chi si occupa di servizi finanziari, ma non è facile da mettere in pratica.
In un mondo fatto di rischi, regolamentazioni e sistemi legacy, l'allettante promessa di poter spazzare via tutto con un colpo e cominciare da zero utilizzando la tecnologia più recente ed efficiente è un canto delle sirene che molti Chief Procurement Officer sentono, ma a cui pochi possono rispondere.
I benefici non riguardano solo Lloyds, ma anche tutti i fornitori. Due anni e mezzo fa, quando abbiamo valutato il programma di garanzia dei fornitori, ci siamo seduti attorno a un tavolo con sette o otto banche e tutti erano d'accordo che collaborare in questo ambito sarebbe stata una buona idea
Tuttavia, c'è ancora un barlume di speranza, soprattutto in ambiti in cui non esiste un vantaggio competitivo ad agire individualmente. Una nicchia di questo tipo, in cui esistono reali opportunità che possono emergere dalla cooperazione tra banche, è quella della prequalifica dei fornitori da parte di terzi.
“Perché no?” è la frase tipica che pronuncia con entusiasmo all'inizio di ogni conversazione Michael Whitby, Group Sourcing Director di Lloyds Bank. “I benefici non riguardano solo Lloyds ma anche tutti i fornitori. Due anni e mezzo fa, quando abbiamo valutato il programma di garanzia dei fornitori, ci siamo seduti attorno a un tavolo con sette o otto banche e tutti erano d'accordo che collaborare in questo ambito sarebbe stata una buona idea”.
Helios è stata incaricata di creare un modello di garanzia dei fornitori online per conto di Lloyds Bank e Metro Bank è stata tra i primi ad adottarlo.
Joe Bakowski, direttore del Procurement e del Supplier Management presso Metro Bank, descrive questo concetto come “un'idea fantastica” e “di cui c'era davvero bisogno”.
Uno stimolo per il cambiamento
Gli ostacoli, però, non mancano. Sebbene il legislatore sostenga l'idea della collaborazione, nessuno vuole che si creino dei cartelli. All'interno di ogni banca è necessario superare le sfide legate a regolamentazione, concorrenza, rischi e sicurezza. Va inoltre considerato che ciascuno ha uno specifico ambito d'interesse. Lloyds Bank e Metro Bank hanno un orientamento prevalentemente nazionale, mentre Barclays e HSBC mantengono un respiro molto più globale, quindi nello stesso campo esistono attori con necessità molto differenti.
Poi c'è l'infrastruttura legacy, costituita nel corso del tempo per gestire le richieste sempre crescenti imposte dai regolatori. Ogni banca dispone del proprio chief risk officer e di un chief technical officer con tutti i propri standard. Come spiega Bakowski: “La gente pensa che sia una buona idea in linea di principio e vorrebbero condividerla, ma alcuni hanno 30 dipendenti in Polonia che già lo fanno”.
Tuttavia, secondo Whitby, proprio questo onere normativo stimolerà il cambiamento. “L'onere e il costo della regolamentazione ci stanno obbligando a collaborare. Dobbiamo investire il nostro denaro in aree di differenziazione competitiva, non in ambiti che non apportano alcun vantaggio”.
Bakowski condivide perfettamente questo punto di vista. “Per Metro Bank è più facile collaborare semplicemente perché non dobbiamo fronteggiare problemi causati dalle infrastrutture legacy. Il punto cruciale per noi sta nel fatto che se si vuole collaborare bisogna partire da un’economia di scala. Tre challenger bank potrebbero non avere una massa critica sufficiente.
“Abbiamo scelto di collaborare con Lloyds tramite Helios perché questo ci permette di approfittare di un'iniziativa con una procedura parzialmente stabilita a cui possiamo appoggiarci. Col tempo, potranno unirsi a noi altri player più flessibili”.
Secondo Whitby, però, serve “qualcosa che risvegli l'interesse dei CPO”. Nel caso di Lloyds Bank, “abbiamo deciso che la garanzia delle parti terze non faceva parte del nostro core business, quindi ci siamo affidati a un partner [Helios] per gestire la prima fase – una semplice procedura online tramite la quale i fornitori rispondono a una serie di domande. La seconda fase approfondisce ambiti d'interesse più specifici e la terza fase consiste in una visita da parte del nostro supplier assurance team che analizza le politiche e la formazione e, infine, approva o respinge i potenziali fornitori. Prima i fornitori ricevevano 30-40 visite da parte nostra ogni anno. Ora ne ricevono solo una”.
Abbiamo bisogno di un paio di soggetti imprenditoriali che agiscano da cardine e creino una buona soluzione che diventi un'isola di buone prassi e attragga i grandi player attorno a loro
Conseguire delle economie di scala
Qual è, quindi, il modo migliore per formare quella massa critica? Lloyds Bank e Metro Bank hanno già aderito e un altro grande nome del settore retail sta per farlo ma c'è la percezione che i progressi potrebbero essere più rapidi. Bakowski prevede che i progressi arriveranno dall'esterno del settore bancario. “Abbiamo bisogno di un paio di soggetti imprenditoriali che agiscano da cardine e creino una buona soluzione che diventi un'isola di buone prassi e attragga i grandi player attorno a loro”, prosegue Bakowski. “Non basta che le grandi banche decidano di collaborare, perché da sole non avranno abbastanza slancio per andare avanti. Non bisogna, però, dimenticare che le banche hanno collaborato in passato sugli sportelli automatici e sul trattamento degli assegni, due ambiti che presentavano enormi problematiche da risolvere”.
Whithby cita anche il precedente della compensazione degli assegni. “Sono le stesse dinamiche commerciali. Nessuno di noi può più permettersi di voler essere indipendente ad ogni costo. Perché non valutare potenziali ambiti di collaborazione se questo permette di risparmiare denaro? Esistono sempre interessi legati alle politiche interne, ma siamo tutti ben consci del bisogno di investire il più possibile nelle attività incentrate sul cliente. Vogliamo semplicemente liberarci dei costi inutili e gestire la banca in maniera più efficiente”.
“Sono convinto che succederà” afferma Bakowski. “Non ci sarà una collaborazione completa perché ognuno vorrà comunque stabilire il proprio percorso in una certa misura. Si comincerà dall'ambito della due diligence, con l'invio dei questionari ai fornitori e la condivisione delle informazioni ricevute tra le banche. Quando questo avrà preso piede, si salirà nella catena, organizzando audit congiunti presso i fornitori. Ad esempio, se tre banche sono interessate a svolgere un audit presso un centro dati, possono selezionare un unico auditor e commissionare la valutazione per conto di tutte e tre. Markit ha già previsto questa eventualità”.
Chi può beneficiare maggiormente di questa collaborazione? Proprio le banche. Ridurre le innumerevoli duplicazioni di processi, permetterà loro di risparmiare un'immensità di tempo e denaro. Secondo Whitby, “Lloyds deve posizionarsi nel modo giusto per raggiungere questo traguardo. La mia speranza è che ci siano ancora considerevoli possibilità di risparmi ed efficientamento davanti a noi, ma il costo di una mossa sbagliata potrebbe essere enorme a livello di sanzioni e di rischio normativo”.
In ogni caso, il vincitore assoluto sarà la supply chain stessa. Standardizzando la due diligence dei fornitori terzi, ogni fornitore potrà avere accesso a tutto il settore bancario tramite un'unica procedura semplificata.
Questo articolo è stato pubblicato nel quarto numero di The Source magazine. Se desiderate leggere gli altri articoli pubblicati in questo numero, potete scaricarlo dal seguente link.